È necessario realizzare il giusto equilibrio fra la stabilità e la flessibilità dei finanziamenti.
Uno dei fattori in gioco è la durata del quadro finanziario. I precedenti QFP erano quasi tutti settennali; il trattato oggi prescrive un minimo di cinque anni. La maggior parte degli Stati membri, delle regioni e delle parti interessate è quindi abituata a operare in un ciclo di tale durata. Portare l’attuale durata da sette a cinque anni ridurrebbe la prevedibilità dei finanziamenti, il che potrebbe costituire un problema in particolare per gli investimenti che richiedono più tempo. Questo comporterebbe altresì che l’elaborazione del prossimo QFP dovrebbe cominciare proprio all’inizio del precedente, riducendo così ulteriormente la possibilità di trarre insegnamenti per il futuro. Le istituzioni potrebbero trovarsi in negoziazione permanente.
Tuttavia il risvolto positivo è che una minore durata reca in sé una maggiore flessibilità e agevola l’adeguamento in caso di sviluppi imprevisti. Una cornice temporale quinquennale sarebbe inoltre coerente con i mandati del Parlamento europeo e della Commissione, il che rafforzerebbe il dibattito democratico sulle priorità di spesa dell’UE e collocherebbe più chiaramente il bilancio dell’UE al centro della politica europea.
Un’altra opzione è un QFP di 5 + 5 anni con un riesame intermedio obbligatorio per adeguarlo alle nuove priorità. Tuttavia, quest’opzione richiederebbe innanzitutto di fissare i massimali e le basi giuridiche del QFP per l’intera durata fino a dieci anni. Si potrebbe così creare un forte disincentivo a concordare eventuali cambiamenti di rilievo all’atto del riesame rispetto all’effettiva negoziazione di un nuovo QFP.
Esistono altri modi per far fronte all’esigenza di flessibilità. L’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato i limiti dell’attuale struttura per quanto riguarda la capacità di adeguarsi a esigenze impreviste. Un motivo è che la spesa avviene rigorosamente all’interno di determinate categorie e che la riassegnazione di fondi tra rubriche del bilancio non è agevole.
Un altro elemento è l’alto numero di diversi programmi e linee di bilancio creatisi nel tempo. Ne è risultato un importante numero di strumenti diversi che spesso si sovrappongono.
La flessibilità delle finanze dell’UE è vincolata anche dal fatto che circa l’80 % del QFP è preassegnato a specifici settori strategici, Stati membri o dotazioni di spesa per paesi terzi. L’esistenza di meccanismi che consentono di spostare rapidamente i fondi verso nuove priorità o fra esercizi diversi ha consentito una certa adattabilità. La flessibilità esistente non sarebbe tuttavia sufficiente per far fronte a sfide note e a futuri sviluppi imprevisti di entità analoga in un ambiente volatile. Un’opzione potrebbe essere l’accantonamento di una quota, spesso denominata «riserva non programmata», all’interno di ciascun programma di spesa, che resti non assegnata e riservata a eventi imprevisti.
Una riserva di crisi finanziata con i fondi non utilizzati provenienti dagli esercizi precedenti potrebbe inoltre fornire potenza aggiuntiva in circostanze eccezionali, così come un Fondo di adeguamento alla globalizzazione migliorato potrebbe incrementare la flessibilità e consentire all’Unione di rafforzare il sostegno al cambiamento strutturale nelle zone colpite dall’impatto della globalizzazione e del cambiamento tecnologico.
Un’importante fonte di flessibilità delle finanze europee è data dalle istituzioni e dagli strumenti che integrano il bilancio dell’UE, come la Banca europea per gli investimenti, il Fondo europeo di sviluppo, i fondi fiduciari dell’Unione europea e altri meccanismi.
Strumenti finanziari quali garanzie, prestiti e capitale azionario possono svolgere un ruolo di prim’ordine per consentire all’UE di «fare di più con meno» e sfruttare al meglio il bilancio dell’UE, specialmente in tempi di restrizioni di bilancio. Un recente esempio di rilievo è il Fondo europeo per gli investimenti strategici.
Il loro uso efficace dipende da una chiara strategia e da un insieme di criteri per determinare quali siano gli strumenti più adatti alle esigenze del mercato, ai beneficiari e agli obiettivi auspicati.
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